headerphoto

7.11. Vitamine idrosolubili. Vitamina C

Fonti: vegetali. Agrumi, kiwi, pomodori, peperoni. Viene degradata dal calore e dall’esposizione all’ossigeno. Viene sintetizzata dalle piante a partire dal glucosio.

Si calcola che la quantità minima giornaliera di vitamina C necessaria per prevenire lo scorbuto sia di circa 10 mg/die. Le quantità consigliate (raccomandate anche dai sistemi sanitari nazionali) sono, tuttavia, maggiori.

Il Comitato Scientifico Europeo raccomanda un'assunzione di almeno 45 mg/die. In Italia, tuttavia, si preferisce raccomandare, sia per gli uomini che le donne, una dose di almeno di 60 mg/die. In alcune situazioni la quota di vitamina da introdurre deve essere più elevata:

  • nei fumatori la dose giornaliera andrebbe raddoppiata, in quanto sembra che il loro ricambio di vitamina C sia aumentato del 40%,
  • nelle donne in gravidanza si ritiene che la quantità giornaliera vada aumentata di 10 mg/die,
  • nelle donne che allattano si dovrebbe aumentare la dose di 30 mg/die.

Tutte le dosi consigliate non rappresentano l'optimum ma la quantità minima sufficiente per non incorrere in gravi carenze.

Dosi superiori ai 10 g/die di vitamina C in rari casi possono indurre la comparsa di disturbi gastrointestinali. Tale effetto sembra, comunque, dovuto all'acidità del composto, in quanto si è visto che sali ascorbici tamponati non danno un tale effetto. Secondo alcuni studi, inoltre, sembra che venga aumentata l'eliminazione, tramite le urine, di ossalati, il che potrebbe facilitare la formazione di calcoli renali ma si tratta d'un punto ancora controverso.

Questo fabbisogno aumenta esponenzialmente nei fumatori. È costituita da una catena di 6 atomi di carbonio. Il principale metabolita di degradazione è l’ossalato.

Le funzioni della vitamina C si esplicano come cofattore di:

  • reazioni di idrossilazione che portano alla formazione di collagene, adrenalina, idrossilazione composti aromatici epatici,
  • trasformazione del colesterolo in acidi biliari,
  • sintesi di carnicina necessaria al trasporto degli acidi attraverso la membrana mitocondriale,
  • disattivazione antidotica di tossici: nitrosammine, metalli pesanti (cadmio, piombo, vanadio).

La carenza di vitamina C provoca una malattia conosciuta fin dall’antichità: lo scorbuto. Lo scorbuto viene citato nell’antico testamento, nei papiri egizi, nelle opere di Plinio. Nel Medio Evo è stata una malattia endemica prevalentemente invernale.

Esso si manifesta con:

  • petecchie, emorragie gengivali, emorragie sottocutanee, emorragie periostee, emorragie degli organi interni, ematomi muscolari;
  • gengivite, perdita denti;
  • riduzione delle difese organiche;
  • anemia;
  • riduzione della cicatrizzazione;
  • rallentamento della consolidazione delle fratture ossee.

Nel XVI secolo era noto, soprattutto presso popolazioni marinare, che lo scorbuto poteva venir curato e prevenuto dall'assunzione di verdure e frutta fresca o dall'estratto di aghi di pino.

Tuttavia, la prima prova di ciò venne nel maggio del 1747 ad opera di un chirurgo della marina reale inglese, James Lind. Egli prese 12 membri dell'equipaggio affetti da scorbuto e li divise in sei gruppi da due persone ciascuno. Ad ogni gruppo fece assumere, oltre alle normali razioni alimentari, un composto particolare: sidro, acido solforico, aceto, spezie ed erbe, acqua di mare, arance e limoni. I risultati ottenuti permisero di dimostrare che effettivamente quest'ultima aggiunta permette di prevenire l'insorgere dello scorbuto. Lind pubblicò i risultati di questo suo studio nel 1753. Nel 1795 la marina inglese stabilì di aggiungere succo di limone o di lime.

Nel XVIII e XIX secolo venne usato il termine di antiscorbutico per tutti quei cibi che erano in grado di prevenire la comparsa dello scorbuto. Tra essi, oltre ai limoni, alle arance ed ai lime, vi sono: i crauti, il cavolo salato, il malto ed il brodo portatile. Pare che Jame Cook per il suo famoso viaggio d'esplorazione, abbia utilizzato i crauti.

La spiccata azione antiossidante della vitamina C e la sua capacità di mantenere stabili le vitamine A, E, l'acido folico e la tiamina, viene utilizzata dalle industrie che la usano (come tale o sotto forma di sale sodico, potassico e calcico) come additivo nei cibi.

Le sigle con cui l'Unione Europea indica la vitamina C ed i suoi sali, che sono additivi alimentari importanti per la conservazione dei prodotti nell'industria, sono:

  • E300 per l'acido ascorbico,
  • E301 per l'ascorbato di sodio,
  • E302 per l'ascorbato di calcio,
  • E303 per l'ascorbato di potassio,
  • E304 indica un estere formato dall'unione dell'acido ascorbico con un acido grasso (palmitato o stearato).

n.b. l'ascorbato di potassio è stato rimosso dalla lista degli additivi approvati dalla UE, tuttavia è possibile rinvenire ancora la sigla E303 sui prodotti in commercio.

La vitamina C appartiene, insieme alle vitamine A, E ed agli oligoelementi zinco, selenio, rame, al gruppo di antiossidanti che esercitano una importante azione preventiva nei confronti del cancro.