L’istituto statunitense per la ricerca sul cancro ha valutato che tra tutte le possibili cause di cancro l’alimentazione è quella che incide maggiormente. Per questo istituto essa rappresenta il 40 % delle cause di cancro nell’uomo ed il 55 % nella donna.
Esistono numerose altre indagini al riguardo che, con percentuali diverse, confermano questi dati. In Italia si ritiene che il 35 % di tutte le cause di cancro sia connesso all’alimentazione.
I motivi principali sono da una parte l’abuso di grassi, di alcol e l’introduzione di cancerogeni, dall’altra la carente introduzione di fattori di protezione.
Fattori di protezione. Si tratta di sostanze nutritive contenute negli alimenti: alcune vitamine (A, E, C), alcuni oligoelementi (selenio, zinco) e le fibre.
Numerose indagini hanno dimostrato come la carenza di questi fattori sia collegata a maggiore incidenza di cancro.
Uno studio spesso citato è quello che segnala come i fumatori che si nutrono con sufficienti apporti di vitamina A e di vitamina C vengano colpiti con minore frequenza dal cancro al polmone rispetto ai fumatori che non coprono i fabbisogni di queste vitamine.
Anche se non vi è completo accordo su questo argomento, si ritiene che la carenza di fibre sia in relazione ad una maggiore incidenza di tumori al colon-retto. Il meccanismo sotteso è una permanenza più prolungata delle feci nell’intestino associata a ridotta diluizione degli eventuali cancerogeni e tossici introdotti.
La carenza di vitamina C, vitamina E, selenio, zinco, riducono la capacità del nostro organismo di difendersi da tossici, radiazioni, invecchiamento cellulare, dall’insieme cioè di insulti cronici alla membrana e strutture cellulari che col tempo possono portare alla degenerazione tumorale.
Gli oligoelementi selenio, zinco, rame, agiscono come cofattore degli enzimi che disattivano i radicali liberi. Si tratta di enzimi spazzino (scavengers) che neutralizzano i prodotti, chiamati superossidi, del metabolismo ossidativo. Le sostanze esterne (farmaci, inquinanti), a cui il nostro organismo viene a contatto, vengono trasformate tramite due vie principali, la via coniugativa che le degrada ed utilizza senza produzione di sostanze intermedie dannose, e la via ossidativa che al contrario dà origine a metaboliti intermedi reattivi (superossidi) spesso tossici o cancerogeni.
I cancerogeni derivati da alcuni metodi di cottura (abbrustolimento, fritture ripetute) e dal fumo di sigaretta, gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) danno origine a cancerogeni più potenti nel corso della loro trasformazione ossidativa. Spesso in realtà sono procancerogeni che si trasformano in cancerogeni veri tramite il metabolismo ossidativo.
Il principale organo preposto al metabolismo coniugativo ed ossidativo è il fegato. Esistono situazioni in cui nel nostro organismo si verifica uno sbilanciamento a favore del metabolismo ossidativo. Si tratta di tutti quegli eventi in cui il fegato è sottoposto a sovraccarico: abuso di farmaci, abuso d’alcol, patologie (epatite, cirrosi). In questi casi le sostanze potenzialmente cancerogene (procancerogeni) vengono trasformate in cancerogeni in maggior quantità e gli stessi cancerogeni danno origine a metaboliti intermedi più dannosi della sostanza d’origine. Le associazioni più pericolose al riguardo sono fumo di sigaretta/alcol ed estrogeni/alcol.
Un discorso a parte riguarda il contenuto di nitrati e nitriti alimentare. Sono sostanze azotate presenti in natura ed aggiunte come conservanti a numerosi cibi. Danno origine tramite metabolismo ossidativo alle nitrosammine, sostanze cancerogene che provocano il tumore dello stomaco. Gli alimenti affumicati, marinati, sottoposti a salagione, lasciati macerare in carpione e sottoaceto danno origine ad alti tassi di nitrosammine. Un apporto quotidiano di acido ascorbico neutralizza sul nascere le nitrosammine con reazione chimica diretta.
Abusi ed errori alimentari. L’abuso d’alcol è connesso ai tumori del cavo orale, esofago, stomaco e fegato; l’eccesso di birra ai tumori del retto; l’eccesso di grassi al tumore della prostata e del seno; l’abuso di cibi affumicati ai tumori dello stomaco; il consumo di carni abbrustolite ai tumori del colon.
Uno dei cancerogeni più potenti è l’aflatossina, si tratta di un tossico prodotto da alcuni miceti (muffe) che possono contaminare i cibi, in particolare granaglie, frutta secca, vegetali. Gli alimenti che sono stati intaccati da muffe sono da ritenere potenzialmente portatori di aflatossine.
La cattiva conservazione dei cibi (muffe ed iniziali macerazioni) può essere veicolo pertanto di due cancerogeni: aflatossine e nitrosammine. La diminuzione dell’incidenza del cancro dello stomaco rispetto agli anni ’50 è legata non solo all’avvento di nuove risorse farmacologiche, ma soprattutto alla migliore conservazione dei cibi.
Prevenzione. Un’alimentazione varia e non ripetitiva è la prima difesa. Riduzione dell’apporto di grassi al 30% delle calorie giornaliere; introduzione di derivati dei cereali possibilmente integrali o in alternativa sufficienti quantità di verdura e legumi. Scegliere la frutta e gli ortaggi in modo che siano ricchi portatori di vitamina A (vegetali dai colori vivaci o molto scuri) e di vitamina C (agrumi, kiwi, banane, cavoli). Tra tutti i vegetali le crocifere (cavoli, verze, broccoli) sembrano avere i maggiori effetti protettivi perché contengono sostanze che stimolano da parte della mucosa intestinale la produzione di enzimi che disattivano numerosi cancerogeni derivati dagli IPA. Ridurre al minimo il consumo di alcol e di cibi affumicati, fritti, cotti ad alte temperature.
Integrazioni vitaminiche. È bene adottarle col consiglio del medico. L’autoprescrizione può essere dannosa. Negli Stati Uniti, infatti, negli anni ’70, una volta passata la notizia sui media riguardo all’effetto protettivo della vitamina A nei confronti del cancro, c’è stata una vera e propria corsa all’autoprescrizione con numerosi casi di intossicazioni ed alcuni decessi per epatite tossica.