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I proverbi

Gli animali da cortile e soprattutto i polli ricorrono spesso nei modi dire e nei proverbi coniati dalla fantasia popolare e che a Cremona come altrove arricchivano il dialetto, una lingua un tempo comunemente usata da tutte le classi sociali sia in città che nelle campagne. Ne diamo qualche esempio attingendo alla raccolta curata da Paolo Brianzi (36), del quale riportiamo sia la versione in lingua sia il sintetico commento, non sempre del tutto convincente.

A pòoch a pòoch se péela l’òoch. A poco a poco si pela l’oca. Si potrebbe aggiungere: senza farla strillare; è questo il sistema dei furbi.

Càan, pütéi e pùi jè màai sadùui. Cani, bambini e polli, non sono mai satolli. La avidità del cibo è in stretta relazione con il ritmo di vita che si conduce e, nel caso nostro cani, bambini e polli sono sempre in movimento.

Chi de galina nàs, bisügna ch’el rèespa. Chi da gallina nasce, bisogna che razzoli. Il difetto è connaturato tanto che riesce impossibile nasconderlo.

Chi g’àa de la càarne vìiva, incòo el rìt, dumàan el crìida. Chi ha della carne viva (cioè possiede animali), oggi ride, domani piange. Perché dall’oggi al domani quegli animali possono morire.

Chi g’àa piàt el bèch l’è mìia adàat ai puverèt. Chi ha piatto il becco, non è adatto ai poveri. Il becco piatto è proprio delle anitre che, richiedono un’alimentazione abbondante e non sono quindi adatte alle possibilità dei poveri.

Chi se fà galél, se prepàari a diventàa capòon. Chi si fa galletto, si prepari a diventare cappone. Il presuntuoso, l’arrogante non potrà mai andare molto lontano; l’umiliazione lo aspetta.

Du gài in d’en pulèer i ghe pòol mìia stàa. Due galli in un pollaio non ci possono stare. Come per i galli, che in due si azzuffano, così per gli uomini a capo di una impresa; perché proceda bene, basta uno solo.

Dùne e galìne, a girulàa tròp, le se pèert. Donne e galline, ad andare troppo in giro, si perdono.

El gàl el càanta in sö la pìla. Il gallo canta sulla concimaia. Allude efficacemente alla vanità umana.

El pulèer el và a balòon se la galìna la càanta e ’l gàl el stà in cuciòon. Il pollaio va a rotoli se la gallina canta e il gallo sta coricato. Qui per il pollaio si intende la casa, la famiglia, nella quale le mansioni di comando si sono invertite, tanto che comanda più la donna che l’uomo.

Galìne e capòon bucòon de padròon. Galline e capponi, bocconi da padroni. Quasi certamente questo proverbio ha avuto origine dalla consuetudine, arrivata fino ai nostri giorni, di portare ai padroni dei terreni un certo numero di polli, i cosidetti pendìsi, contemplati nel contratto d’affitto.

La galìna che fa j òof la và in gìir àanca se piòof. La gallina ovaiola, va in giro anche se piove. Infatti deve procurarsi il cibo occorrente alla formazione di altre uova. Le avversità di varia natura non riescono ad arrestare l’opera assidua di chi lavora con ardore e passione.

La galìna che gìira per cà la se fà ’l gòos e gnàan la la sà. La gallina che gira per casa, si fa il gozzo e neppure lei lo sa. Qui si può intendere la gallina, ma ancor meglio la donna di servizio, che si ingrassa a spese del padrone.

La galìna che và per cà, o la bèca o l’àa becà. La gallina che gira per casa, o becca o ha già beccato. Qui si allude al personale di servizio che prima o poi finisce per appropriarsi di qualche cosa.

Le galìne òorbe le se fà ’l gòos a la sèera. Le galline cieche si fanno il gozzo alla sera. Qui le galline sono nominate per allegoria; si tratta in senso proprio delle donne di casa che, se indolenti e poco attive, arrivano a sera senza aver nulla concluso.

L’è mèi n’òof in màan che ’n pòol per àaria. Vale di più un uovo in mano che un tacchino per aria. Accontentati del poco e del sicuro; corrisponde a «meglio un uovo oggi che una gallina domani».

Préet e pùi jè màai sadùi. Preti e polli non sono mai sazi.

Quàant càanta el gàl in mès a l’èera se gh’è nìigol se serèena. Quando il gallo canta in mezzo al cortile, se c’è nuvolo si rasserena. È noto che gli animali avvertono prima di noi i cambiamenti atmosferici.

Quàant càanta i gài fòora d’ùura se gh’è serèen se nigùla. Quando cantano i galli fuori orario, se c’è sereno si rannuvola. I galli, come tutti gli animali, sentono in precedenza il mutar del tempo.

Quàant el furmèent el fà la spìiga la galìna la s’intrìiga. Quando il frumento fa la spiga, la gallina è in impaccio (è esaurita). Alla metà di maggio, all’incirca, quando il frumento completa la spiga la gallina cessa di fare le uova perché si è sfinita nel periodo primaverile.

Quàant en puarèt el màangia ’na galìna o l’è malàat lüü o l’è malàada la galìna. Quando un povero mangia una gallina, o è ammalato lui o è ammalata la gallina. In campagna ben di rado il povero si prende il lusso di uccidere per sé una gallina.

Quàant ‘na galìna la càanta de gàl per el padròon gh’è del màal. Quando una gallina fa il verso del gallo, per il padrone si annuncia del male. Si dà il caso raro che una gallina faccia il verso del gallo; ma non si capisce perché tale inversione di suono faccia presagire del male per il padrone.

Quàant piòof in süi còof gh’è bundàansa de galìni e de òof. Quando piove sui covoni del frumento c’è abbondanza di galline e di uova. Perchè sarà abbondante il raccolto del granoturco.

(36) Proverbi cremonesi di campagna e di città, raccolti e commentati da Paolo Brianzi, ed. Cremona nuova, Cremona 1964.