La guerra
Le battaglie dell’Isonzo. | ||||
Le sorti della Grande Guerra in Italia, dipesero da un ampio fronte che dal lago di Garda trentino raggiungeva il mare adriatico (Grado-Gorizia). L’esercito regio italiano, guidato dal generale Cadorna, e l’esercito austro-ungarico, guidato dal generale Boroevic, si fronteggiarono a partire dal giugno 1915 in un serie di battaglie feroci, delle vere e proprie carneficine: le undici battaglie dell’Isonzo (23 giugno 1915 - 17 agosto 1917). Due anni di guerra in cui, nonostante la superiorità numerica, l’esercito italiano non riuscì a sfondare il fronte nemico. Ad ogni battaglia un guadagno od una perdita di territorio di poca utilità strategica ed un numero di caduti spropositato rispetto ai risultati ottenuti. Due anni di vita disumana in trincea, fucilazioni per presunti atti di codardia, utilizzo dei gas letali da parte del nemico, decine di migliaia di morti ad ogni scontro. Nell’autunno del 1917, dopo il ritiro della Russia dal conflitto, l’esercito tedesco fu in grado di mandare proprie divisioni all’esercito austo-ungarico. Forti di quest’aiuto, gli austro ungarici sferrarono la dodicesima battaglia dell’Isonzo che è passata alla storia italiana come la "disfatta di Caporetto" (ottobre 1917). | ||||
La difesa del Piave. | ||||
Dopo Caporetto l’esercito italiano si riorganizzò sotto la guida del generale Diaz. Venne impiantata una linea di difesa lungo il fiume Piave. Un fronte meno ampio che consentiva di concentrare le risorse. Migliorarono le condizioni logistiche, gli approvvigionamenti, l’igiene. Non si ricorse più alle fucilazioni. Il Piave tenne. Si trattò di un altro anno di guerra. Guerra d’attesa questa volta. Attesa che l’embargo piegasse la Germania e con essa l’Austro Ungheria. | ||||
Il fronte interno nel secondo anno di guerra. Bergamo 1917. | ||||
A partire dall’autunno del 1916 fu evidente che la guerra non stava volgendo verso la vittoria che ci si aspettava. Per non soccombere erano necessari nuovi sacrifici. Il fronte interno si adeguò. Non più riferimenti alla vittoria che premia, ma ai sacrifici necessari per guadagnarsela. I ricettari di guerra pubblicati a partire dal 1917 ne sono una testimonianza. | ||||
Due manuali pubblicati a Bergamo nel 1917, aiutano a capire il nuovo clima. Si tratta di "Cucina di Guerra" e di "L’Orto di Guerra", voluti dalla Commissione Provinciale per la propaganda patriottica e per la limitazione dei consumi, e curati dal Comitato bergamasco delle scuole di economia domestica. |